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27/09/2024

Cooperazione, un terzo del fatturato nazionale  è “Made In Emilia-Romagna”.

Presentato il rapporto 2022-23 

In regione presenti 4.281 cooperative con 233.261 addetti e un fatturato di 44,69 miliardi di euro, pari al 13,6% del totale.

L’assessore Colla e le centrali: “Puntiamo sul progetto UE dell’economia sociale”.

 

(Bologna, 26 settembre 2024) - Con le sue 4.281 imprese cooperative attive composte da 233.261 addetti e un fatturato aggregato di 44,69 miliardi di euro (pari al 13,6% del totale regionale), la cooperazione è un attore protagonista del sistema economico, produttivo e sociale dell’Emilia-Romagna assicurando un’occupazione stabile e di qualità al 12,8% degli occupati in regione. Sono alcuni dei dati presenti nel 4° Rapporto biennale sullo stato della cooperazione 2022-23 realizzato dalla Regione Emilia-Romagna in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna, e con il contributo delle centrali cooperative riunite nella Consulta della Cooperazione. Il Rapporto è stato presentato nei giorni scorsi in occasione della Conferenza Regionale della Cooperazione, tenutasi al Tecnopolo di Bologna.

L’Emilia-Romagna risulta la terza regione in Italia per numero di cooperative, mentre al secondo per numero di addetti. La nostra regione sale invece al primo posto quando si parla di incidenza della cooperazione sul totale degli addetti regionali, perché in questo caso ogni mille occupati 128 lavorano nel mondo cooperativo (la media italiana è 70 addetti ogni mille). Primato assoluto dell’Emilia-Romagna per il fatturato sviluppato dalle sue cooperative: 44,69 miliardi di euro con la Lombardia al secondo posto con una quota inferiore di più della metà (18,69 miliardi di euro).

Osservando l’andamento evidenziato dal Rapporto, il numero delle cooperative in Emilia-Romagna nel 2023 è sceso del 4,6% in linea con un trend ormai consolidato dettato in particolare dalle politiche di aggregazione promosse tra le varie strutture; in leggera flessione gli addetti (-1,9%) dopo anni di crescita, mentre il fatturato complessivo è cresciuto del 3,3%. Peraltro, circa un terzo del fatturato cooperativo nazionale è “made in Emilia-Romagna”, a testimonianza dell’indiscussa leadership della nostra regione.

“Dal Rapporto emerge in modo evidente come la cooperazione abbia un ruolo strategico nell’ecosistema di questa regione e oggi sia impegnata a trovare soluzioni alle nuove criticità e alle sfide globali, agendo nella tutela e nel rafforzamento dei diritti dei lavoratori. Soluzioni che, originate certamente dai singoli momenti di crisi, hanno tuttavia l’ambizione di ripensare l’intero sistema economico, organizzativo e sociale per rispondere a quelle sfide – è il commento dell’assessore regionale allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla -. Il progetto europeo di economia sociale parla anche a noi e la cooperazione ha un ruolo centrale per lo sviluppo di un nuovo modello di tenuta sociale che sia in grado di rispondere, anche attraverso soluzioni innovative, ai bisogni emergenti e alle aspirazioni delle persone”. 

Nel suo intervento Massimo Mota, presidente di AGCI Emilia-Romagna, ha ricordato il ruolo trainante della Consulta Regionale della Cooperazione, tavolo di incontro tra l’istituzione regionale e il mondo associativo. La Consulta, introdotta dalla legge regionale n. 6/2006, negli anni ha sempre promosso attività di studio e poi di applicazione pratica di progetti volti all’innovazione, in linea con l’evoluzione in essere sia nella società che nelle imprese cooperative. “La Consulta è stata e continua ad essere un luogo straordinario di confronto, che ha aiutato moltissimo, anche in periodi di crisi come quello del COVID, a condividere strategie per la tenuta ed il miglioramento delle imprese. Oggi – sottolinea Mota - nuovi temi si affacciano con forza, dai cambiamenti in atto nei rapporti di lavoro, al bisogno di casa per le famiglie di lavoratori, all’invecchiamento demografico senza precedenti. Sono le aeree in cui saremo chiamati a costruire risposte e lo faremo, come in passato.”

“Le nostre cooperative ambiscono ad attivare nei territori processi di innovazione trasformativa, superando i confini tra i settori e coinvolgendo i diversi soggetti presenti, per promuovere uno sviluppo sostenibile e inclusivo – aggiunge Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia-Romagna-. Le nostre Associazioni di categoria devono avere il coraggio di andare oltre la loro mera funzione di rappresentanza, agendo come un vero e proprio sindacato di territorio. D’altronde, anche l’Unione Europea ci riconosce un ruolo fondamentale nell’ambito della strategia sull’economia sociale, avendo compreso che un sistema basato esclusivamente sulla remunerazione del capitale non tiene più rispetto alle sfide delle trasformazioni sistemiche – aggiunge Milza -. Confidiamo che il piano nazionale di attuazione dell’economia sociale, tutt’ora in preparazione, possa prevedere anche forme di sostegno e incentivi per la creazione di nuove imprese cooperative”.

“Le imprese cooperative dell’Emilia-Romagna sono impegnate con investimenti per consolidare la loro presenza e intercettare le nuove opportunità, nei settori del facility, della ristorazione, dell’agroalimentare, della manifattura ad alto valore aggiunto. Ma la cooperazione, soggetto primario dell’economia sociale, è un attore fondamentale per rafforzare la coesione territoriale e contrastare le diseguaglianze che le transizioni, se non governate, generano – dichiara Daniele Montroni, presidente di Legacoop Emilia-Romagna -  Attraverso la forma d’impresa cooperativa, in un rapporto stretto con le istituzioni, si possono  costruire nuove risposte ai bisogni della popolazione anziana che cresce, promuovere integrazione con le cooperative sociali e culturali, mantenere i servizi nelle aree interne con le cooperative di comunità, contrastare la povertà energetica con le comunità energetiche, rispondere all’emergenza abitativa, che si scarica principalmente su studenti e famiglie a basso reddito, con le cooperative di abitanti. Il nuovo Patto per il Lavoro e il Clima dovrà fare un salto, assumendo l’economia sociale come soggetto fondamentale”.